Che rimarrà di noi dopo la morte? Sulla questione l’umanità si arrovella ormai da millenni. E purtroppo non potrò darvi io una risposta convincente in questo articolo. Ma nell’epoca del digitale molti sono stati sfiorati da un dubbio più concreta e banale. Che fine fanno gli account di posta e i profili sui social dopo la dipartita? Gli utenti ne sanno poco, ma Google, Facebook e Twitter hanno già una precisa policy al riguardo.
Il gigante di Mountain View – come spiegato in un post del blog ufficiale – ha deciso di lanciare una funzione chiamata “Inactive account manager”, una sorta di testamento virtuale per i propri account. In sostanza gli utenti possono stabilire le sorti della propria casella Gmail o del profilo di Google+, decidendo – alla scadenza di un periodo predefinito (tre mesi, sei mesi o un anno) – se cancellarli automaticamente oppure destinare le password a una persona di fiducia. E per evitare spiacevoli disguidi legati a lunghe inattività involontarie sarà anche possibile ricevere un sms e una mail d’avviso alla scadenza in modo da interrompere la procedura.
Anche Facebook ha da tempo una sua policy per il post-mortem. Ma tutto è nelle mani dei parenti e non esistono procedure automatizzate. In sostanza i familiari possono scrivere al sito, presentando la documentazione del caso e chiedendo di cancellare i profili personali dei cari estinti oppure di trasformarli in “account commemorativi” (che non compaiono nei risultati di ricerca, ma rimangono visibili solo ai vecchi amici). Generalmente però questo non avviene e i profili fantasma continuano a vivere, con tanto di messaggi pubblici degli amici e aggiornamenti continui se il defunto aveva integrato i feed. Un fenomeno, un po’ macabro, che nel mondo riguarderebbe almeno 30 milioni di persone. E la situazione non appare molto diversa su Twitter. In questo caso i familiari devono seguire una procedura piuttosto rigida inviando (ovviamente negli Usa) il certificato di morte e un documento valido del defunto per ottenere la gestione o la cancellazione dell’account.
Ora potete fare gli scongiuri del caso. Ma almeno sapete che ne sarà del vostro alter ego virtuale. Sempre che non vogliate inserire le password nel testamento…
(Fonti: Mashable, Facebook, Twitter, Google)