Ammettiamolo: Zio Bill non è più il nemico pubblico numero uno del web

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Non avrei mai pensato di poter parlare (quasi) bene di lui. Tanto meno di fronte a testimoni. Ma i tempi sono cambiati e dobbiamo accettarlo: Zio Bill non è più il monopolista nero del web, né il simbolo del capitalismo cattivo, né il nemico pubblico numero uno di chi sostiene la libertà della Rete.

Per anni qualsiasi prodotto di Microsoft è stato vissuto dagli utenti – cioé da chiunque possedesse un computer – con uno spontaneo senso di antipatia e fastidio, perché gli utilizzatori di Windows si sentivano spesso “obbligati” a pagare per un sistema operativo senza alternative di mercato, vincolato, vincolante e spesso sbagliato. Quanti di voi, solo per fare un esempio, hanno vissuto la tragedia di Windows Vista? Per me quella esperienza fu talmente esasperante da spingermi a rottamare il pc – e passare, felicemente, a Mac – invece di formattarlo.

Ma non tutti, mi rendo conto, si possono permettere di spendere due o tre volte tanto per fare le stesse cose (se pure con un’esperienza utente decisamente migliore). Né Linux è oggi una valida opzione per la maggioranza delle persone. E il grande popolo di Windows è ancora sottoposto, senza alternativa, ad alcune “vessazioni” non da poco. Ogni due sistemi operativi uno è sbagliato. L’antivirus è obbligatorio. E mi è difficile capire perché si debba pagare per il pesantissimo Office a pagamento, che non legge nemmeno i file di OpenOffice, quando l’alternativa gratuita è leggera, legge tutto e soddisfa le esigenze tecniche della stragrande maggioranza degli utenti.

Qualcosa, però, è cambiato. Tanto per cominciare, da qualche tempo Bill Gates dice cose intelligenti, che me lo rendono indubbiamente più simpatico. Leggete questa recente intervista al Financial Times:

“It was a view that recently led Mark Zuckerberg to outline a plan for getting the world’s unconnected 5 billion people online, an effort the Facebook boss called “one of the greatest challenges of our generation”. But asked whether giving the planet an internet connection is more important than finding a vaccination for malaria, the co-founder of Microsoft and world’s second-richest man does not hide his irritation: “As a priority? It’s a joke””.

Tradotto alla buona, zio Bill dice: cazzo se ne fanno gli africani di una connessione internet se continuano a morire di fame e malaria? Non posso dargli torto.

Inoltre dobbiamo ammetterlo: ormai i monopoli della Rete sono diversi e non tutti più nobili di quello messo in piedi da Microsoft. C’è il monopolio intelligente (almeno per ora) di Google. E c’è il monopolio di Facebook, che somiglia sempre più al Windows dei social: tutti lo usano perché è lo standard, ma il sentiment degli utenti non è certo incoraggiante. Infine c’è il monopolio lisergico di Apple. Tutti gli utenti Apple sono emotivamente felici e appagati di pagare a peso d’oro la loro esperienza utente. La felicità ha un prezzo?, mi domanderà qualcuno. Già. Ma i vincoli a cui sono sottoposti gli utenti della Mela non sono molto diversi da Windows. Intendiamoci: che ne sarebbe del miracolo Apple il giorno in cui gli eredi di Steve Jobs dovessero cadere nella follia di un Windows Vista?

 

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