Nell’epoca del social – lo vado ripetendo di post in post – quello della privacy è concetto tutto da ri-definire. E la nuova prova a sostegno di questa tesi è Facebook Graph Search, servizio lanciato a marzo dalla società di Palo Alto e disponibile oggi in anteprima per alcuni utenti (per iscrivervi alla lista d’attesa cliccate qui).
Intendiamoci: tecnicamente non è nulla di rivoluzionario. In sostanza si tratta di un motore di ricerca semantico che punta a dare risposte alle domande poste dagli utenti con “linguaggio naturale” (dunque non attraverso parole chiave, ma con le stesse parole che si userebbero nel parlato) incrociando i dati resi pubblici dagli utenti del popolare social con quelli esterni. Niente di rivoluzionario, appunto. Se non per il fatto che uno dei limiti lamentati dagli utenti di Facebook è sempre stata la difficoltà di effettuare ricerche. Superato. Ma la vera novità è che attraverso Facebook Graph Search diventa ancora più evidente che i social – e lo dico senza giudizi morali – di privato hanno ben poco.
Alcuni esempi di quello che potete chiedere a Facebook? Se volete trovare una donna potete chiedere “Chi sono le donne single a Milano”. E se avete gusti esotici basta completare la frase: “Chi sono le donne single a Milano provenienti dal Brasile”. O ancora, potete trovare le “foto di ragazze single amiche dei miei amici, che non sono mie amiche, vivono a Milano e hanno tra i 18 e i 26 anni”. Presi dalla curiosità, poi, potreste semplicemente voler sapere chi sono gli “Amici che stanno insieme ad altri amici” oppure gli “Amici con i miei stessi interessi”. E, se quella sera eravate ubriachi, potreste chiedere a Facebook il nome della “ragazza che [nome e cognome utente] mi ha presentato quella sera alla birreria Tal dei tali e che vive dalle mie parti”. Mentre se siete stalker o semplicemente gelosi, potete scoprire “Tutte le foto in cui la mia ragazza è taggata con altri uomini” oppure le “Foto di uomini che la mia ragazza ha commentato”. In tutti i casi (altri esempi a questo link) vi comparirà una tendina piena di risultati. E immaginatevi cosa può succedere poi.
Intendiamoci. Questo strumento può essere utilissimo (di più) anche per fare business, come spiega il bravo Daniele Ghidoli di BigThink. E comunque i dati non sono rubati: sono semplicemente le informazioni che abbiamo reso (consapevolmente o meno) pubbliche. Ma provate un po’ a lasciar andare a briglia sciolta la vostra fantasia su cosa fare con questo potentissimo strumento. Qualche risposta potrebbe inquietarvi.