Gezi Park l’ho visto la scorsa estate. Era quasi mezzanotte. E da piazza Taksim – brulicante di turisti e di scammers a qualsiasi ora – ho salito qualche gradino cieco pensando di sbucare in un anfratto buio e periglioso. Invece ho visto poliziotti armati di mitra passeggiare tra le aiuole, a pochi metri da famiglie con bambini piccolissimi che giocavano nell’erba. Una scena che mescolava pace assoluta a inquietudine. Un po’ come il resto di Instanbul.
L’antica Bisanzio è una città immensa, laboriosa e caotica. Lungo i ponti centinaia di pescatori cercano di guadagnarsi la giornata, per le strade ti fermano (decine di volte) con una scusa ingegnosa e cercano di portarti in qualche bar per spennarti in compagnia dell’Ivanka di turno, i ristoranti sono sempre aperti e offrono ottimo cibo a poco prezzo, i taxi stanno in coda fino a notte, lungo l’Istiklal puoi incontrare una vecchia trasandata che poggia il piede sinistro su un ampli e suona la chitarra elettrica manco fosse Joni Mitchell, ai balconi ci sono tante bandiere di Ataturk quanti poliziotti per strada, nelle vie scorrono migliaia di giovani vestiti all’occidentale che poi finiscono in club alla moda con terrazze dalla vista mozzafiato.
Ma Instabul non è Occidente, le donne non ti guardano mai negli occhi (me lo faceva notare una tedesca finita non si sa come lì) e i posti dedicati alla pace dell’animo sono ben pochi: qualche chiesa cattolica lungo il percorso, le isole dove venivano spediti in esilio i principi bizantini una volta perso il potere (ma non sperate di farvi un buon bagno) o rari angoli verdi in centro città, come Gezi Park.
Ora per difendere quel parco a Istanbul è scattata quasi una rivoluzione. Ma Gezi (dove il governo vorrebbe realizzare un centro commerciale e una moschea) è stata solo la scintilla che ha acceso quella parte di Bisanzio in lotta perenne contro l’altra metà della storia millenaria del Paese. Rivolto a Occidente appunto, ma ben piantato in Medio Oriente. L’atteggiamento arrogante di Erdogan nei confronti dei manifestanti e il suo concetto di libertà personali e civili ne sono la riprova. Lo ammetto: ho provato un sottile piacere quando gli hacker di Anonymous hanno decretato il tango down per i siti del governo e del partito del premier. Ma ora resta da portare a casa il risultato finale.
Dunque, caro popolo dei social, twittate a più non posso: #OccupyGeziPark #OccupyGezi #OccupyGeziParki #direngeziparki #occupygeziparki #occupytaksim
ALCUNI LINK UTILI:
– http://occupygezipics.tumblr.com
– https://www.facebook.com/OccupyGezi